DAL PIKES PEAK AL MONVISO.
Bell 47G3.B1: sessant’anni di volo portati bene.

   Di cosa stiamo parlando? Ma di un mito ovviamente. Anzi, del capostipite degli elicotteri prodotti in serie, sia per utilizzo militare che civile: il Bell 47, elicottero che volò per la prima volta nel lontano 1945, frutto dell’ingegno di un progettista che non era né un tecnico né un ingegnere, bensì un designer, poeta e pittore, Mr. Arthur Young. Un progetto riuscito così bene da divenire un successo commerciale, prodotto in migliaia di esemplari negli Stati Uniti, in Giappone, in Gran Bretagna ed in Italia, una icona del tempo ed un emblema del design, non per nulla un esemplare è conservato al museo Moma di New York.

Davide Giordano ed il suo Bell 47G3.B1 nei pressi del Monte Birroen – Sullo fondo l’imponente mole del Monviso

   Nel 1959 apparve la versione Bell 47G3, più performante grazie all’adozione di un motore con turbo compressore, pubblicizzata come la macchina ideale per il volo in montagna; ed ecco il motivo di un titolo, dal Pikes Peak al Monviso, che  può sembrare criptico ma che ha un suo perché: in quello stesso anno la ditta Bell, per esaltare le qualità della macchina, effettuò numerosi voli dimostrativi sul monte Pikes Peak, nel Colorado, cima di ben 4301 metri.

Una vocazione “alpinistica” che si rinnova tutt’oggi in Italia  poiché l’unico esemplare volante in Italia della versione 47G3.B1 è di casa, e vola di frequente, in una delle zone montuose più emblematiche delle Alpi, il Monviso per l’appunto, la più alta montagna delle Alpi Cozie, in provincia di Cuneo, che con i suoi 3841 metri di altitudine domina lo skyline delle Alpi Occidentali e dalle cui pendici nasce il fiume Po.

Due vite, militare e civile.
   Villar San Costanzo è un paesino posto all’imbocco della Valle Maira, non lontano da Cuneo, famoso per i cosiddetti “Ciciu del Villar”, una riserva naturale caratterizzata da enormi funghi di roccia creati dall’azione erosiva delle acque. Un luogo di notevole interesse geologico e turistico di rara bellezza, ambiente delicato, bisognoso di tutela e rispetto da parte dell’uomo. 
Località che, non lontano dai “Ciciu”, ospita un’altra perla, meno conosciuta ma altrettanto pregevole se considerata dal punto di vista aeronautico, conservata grazie alla passione e dedizione di un pilota di elicotteri, Davide Giordano, il quale, nel tempo libero dagli impegni di lavoro aereo con macchine moderne come l’Ecureuil, si prodiga, ma sarebbe meglio dire si delizia, al mantenimento in condizioni di volo di un esemplare di Bell 47G3.B1, prodotto in Italia da Agusta nel lontano 1963.

Davide Giordano pilota all’atterraggio il suo gioiello, la cui ombra lo precede sulla piazzola antistante l’hangar.

   Chi meglio di lui può raccontare la storia e descrivere le caratteristiche di questa macchina; nel farlo scopriamo anche una persona schietta e disponibile, pacata e cordiale, con la quale è facile entrare in sintonia.
Veniamo così a sapere che il suo 47G3.B1, come detto versione nata per lavorare in quota tanto da essere soprannominata Super Alpino, appartenne all’ Esercito prima ed ai Carabinieri successivamente. Dismesso dal servizio effettivo, potremmo dire congedato con onore, venne acquistato da un pilota privato il quale propose all’ ENAC una ricostruzione amatoriale della macchina, e lo fece bene perché forse fu il primo ed è tuttora l’unico esemplare volante.

Questa macchina non ha più un certificato di tipo, cioè non è più un “Bell 47G3”, ma è un elicottero amatoriale, iscritto al CAP Club Aviazione Popolare; di fatto per l’ENAC è il CG 47 TT 001 (dove 001 è la serie), marche I-PYCG. Quindi è come se fosse stato costruito un nuovo elicottero, anche se in effetti si tiene conto della sua storia, dei bollettini, del manuale di manutenzione, ed è stato compilato uno scadenziario di manutenzione accettato da ENAC. La manutenzione di un velivolo amatoriale è affidata al singolo proprietario, il quale, come Davide, deve aver superato un esame per essere qualificato costruttore amatoriale. Non solo, per poter pilotare un elicottero amatoriale occorrono minimo duecento ore di volo di elicottero, fare un passaggio macchina su elicottero a pistoni, dopo di che frequentare un corso con la casa costruttrice (in questa caso non fattibile) oppure con un istruttore qualificato. Ottenuto il permit to fly, da rinnovare ogni tre anni, è possibile volare in tutta Europa e trasportare passeggeri non a scopo commerciale. Attualmente Davide è l’unico pilota che può fungere da istruttore per qualcun altro (e non è detto che a breve sia così…).

Concreto ed essenziale.

   Avvicinarsi alla macchina è un po’ come accingersi a conoscere una persona anziana, carismatica, verso la quale devi portare rispetto. Gli occhi di Davide brillano, i suoi gesti sembrano accarezzare la macchina nel mentre mi indica dettagli costruttivi, finiture, soluzioni tecniche, ed al contempo spiega: “di sicuro non è un fulmine di guerra, ma incorpora una tecnologia che deriva dalla Apollo 11, perché a quel tempo lo sviluppo delle attività spaziali e dell’ala rotante viaggiavano in parallelo; è tutto servo assistito, con le valvole a cassetto, per l’epoca cosa mai vista. Un’altra cosa geniale è la trasmissione in asse con l’albero motore, c’è solo un riduttore, una frizione centrifuga come sul Lama, il che da una potenza diretta; inoltre usa lo stesso olio della trasmissione sul motore, una sola vasca olio con due pompe.”

Il teleobiettivo schiaccia l’immagine, la vetta del Monviso appare più vicina di quanto non sia

Davide conosce la macchina in ogni dettaglio costruttivo, così come la sua storia; nel fare il classico walk-around si sofferma sulla coda spiegando: “Vedi, la trasmissione dei comandi è a cavi, come sul Lama, occorre verificarne la tensione e lo stato delle carrucole di bachelite. Osserva il rotore di coda, questo è quello originale che veniva montato sulle versioni militari, di quando la macchina era in uso con l’Esercito. In ambito civile fu imposta una modifica, sostituendolo con il rotore di coda del Bell 206; modifica costosa che l’Esercito non fece.” Mantenere efficiente una macchina così datata comporta impegno e costi non trascurabili; Davide racconta un aneddoto singolare: “quando due anni fa le pale del rotore di coda raggiunsero il termine di vita non fu facile sostituirle con ricambi originali. Curiosamente le trovai in California, a Los Angeles, corredate di scheda tecnica dalla quale si evince che furono prodotte in Agusta!”

Nella bolla.

Alzi la mano chi da bambino non era affascinato dalle bolle di sapone. Bene, ora io lo sono anche da adulto, ammaliato da una bolla che di sapone non è ma che ti regala la sensazione di essere al suo interno. Mi riferisco a ciò che percepisci nel salire a bordo del 47G.3: ti accomodi su dei sedili che assomigliano più ad un accogliente divano per tre persone, raffinati e curati nei dettagli e nei colori, e ti ritrovi racchiuso all’interno di una bolla di plastica trasparente, realizzata in un pezzo unico, che offre una visibilità ininterrotta bel oltre i 180°.

Il “47” offre una visibilità superba che consente di apprezzare appieno il paesaggio circostante

Mentre ci apprestiamo al decollo Davide commenta: “ questa macchina, oltre ad essere confortevole ed affascinante, è di una semplicità estrema, qualità che si è persa con le nuove generazioni di elicotteri. Con un dito sposti il ciclico, ha una barra stabilizzatrice che dona inerzia e fluidità ai comandi. La cabina è riscaldata, tutti gli strumenti sono illuminati perché era già previsto per il volo notturno, ha una doppia intensità per le luci di navigazione, è dotato di faro di atterraggio.”    Decolliamo dalla piazzola antistante l’hangar, quota 600 metri sul livello del mare, e facciamo un circuito a bassa quota inseguendo la nostra ombra che si staglia sul prato, quindi facciamo rotta verso il Monte Birrone, facente parte della cresta spartiacque fra le Valli Maira e Varaita.

Saliamo a circa 500 piedi al minuto, a velocità costante di 50 nodi, godendo appieno della visibilità eccezionale offerta dalla bolla trasparente. La sensazione è quella di essere parte dell’ambiente che ci circonda, un po’ come essere su una moto volante. La frequenza del bipala si sente, le vibrazioni sono accentuate, ma il volo è assolutamente piacevole. Sorvoliamo i pendii boscosi, un verde lussureggiante nel quale appare incastonato come un gioiello il Santuario di Valmala. Man mano che saliamo gli alberi diradano lasciando il posto a prati  e rocce sparse, dove posiamo i pattini dopo circa dieci minuti di volo, a quota 2150 metri. Di fronte a noi si staglia imponente il Monviso, che purtroppo non è avvicinabile in volo più di tanto poiché è situato all’interno dell’omonimo parco, area protetta dove è possibile volare solo previa autorizzazione, ma che in ogni caso farà da sfondo alle foto che andiamo a realizzare.

La bella livrea bianco rossa fa risaltare le linee pulite ed essenziali di questa straordinaria macchina

Davide pilota il “47” effettuando alcuni passaggi in modo da posizionarlo con la vetta del Monviso di sfondo, quindi scende nella valle per risalire lungo il pendio alla ricerca della luce migliore per gli scatti fotografici, il tutto con notevole agilità. L’ambiente alpino gli si addice, non per nulla circa sessant’anni fa venne utilizzato per gettare i plinti della funivia che collega Chamonix alla Aiguille du Midi (Monte Bianco), portando carichi al gancio baricentrico da 300/400 chili fino a quote di 3800 metri.
Durante il volo di ritorno non scatto fotografie, mi godo appieno la performance di questo “vecchietto” che sa stare in aria egregiamente; scendiamo a 600 piedi al minuto, velocità costante di 70 nodi, ed infine l’atterraggio morbidissimo nelle mani sapienti di Davide.

Filosofia di vita in volo.

   A conclusione del volo, e dell’articolo, riporto un pensiero esternatomi da Davide che mi ha particolarmente colpito e che sintetizza l’animo della persona e da anche un valore aggiunto a questa macchina straordinaria.
Giunta l’ora dei saluti è doveroso un sentito ringraziamento a Davide che mi ha regalato una esperienza indimenticabile, tanto più che il “47” ed io siamo quasi coetanei. E’ evidente quanto questo volo mi abbia deliziato, ed a tal proposito Davide commenta: “come sai non posso trasportare passeggeri a scopo commerciale, e devo dire che la cosa non mi disturba perché non è di mio interesse, anzi, è sempre un piacere far volare chi sa apprezzare.  Devo dire che lo è ancora di più quando mi è possibile offrire un volo gratuito a persone che hanno la sfortuna di essere portatori di disagi personali; persone che di norma mi gratificano con la più sincera gioia ed emozione, così come solo loro sanno fare con la loro genuinità ed ingenuità. Forse è un po’ egoistico, ma a far del bene agli altri si fa del bene a se stessi!”

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