I-LAQU: L’ELISOCCORSO AL GRAN SASSO

In missione con I-LAQU. l’elisoccorso in una delle zone montuose più affascinanti d’Italia: il Gran Sasso.

Una considerazione ricorrente che si sente esprimere dagli addetti al soccorso sull’arco alpino è che talvolta ci si ritrova a soccorrere alpinisti esperti, che hanno scalato vette famose in Himalaya o sulle Ande, ma che hanno sottovalutato le Alpi, pensando che al confronto fossero poca cosa. La conseguenza è drammatica, con alpinisti bloccati in parete, stremati, incapaci di ogni azione.

Dal punto di vista aeronautico, ed in particolare dell’elisoccorso, qualche cosa di simile può avvenire a quei piloti che, avvezzi al volo sulle Alpi, approcciano con superficialità il volo in Abruzzo, su quell’Appennino che presenta massicci famosi ma dalle quote più basse, quali il Gran Sasso, la Maiella, il Velino, il Sirente. Capiamo il perché.

Cinture e sacchetto.

Un primo sentore di possibili voli complicati lo ebbi subito al mio arrivo alla base elisoccorso dell’Aquila, ubicata all’interno dell’Aeroporto dei Parchi, al Preturo, periferia nord del capoluogo abruzzese, gestito dalla Sunrise Aviation Srl, grazie alla quale l’aeroporto è in fase di ammodernamento e rilancio.

Il consueto briefing mattutino pre-operazioni è molto più dettagliato ed esaustivo nei miei confronti, essendo io  passeggero in veste di fotografo ospitato per realizzare il presente reportage. Il comandante  dell’equipaggio odierno, nonché della base, oltre a tutte le raccomandazioni riguardanti la sicurezza e la movimentazione a bordo ed attorno l’elicottero, si accerta che io abbia ben compreso di dover allacciare le cinture di sicurezza ben strette, comprese gli spallacci,manovra che provo un paio di volte per acquisire dimestichezza con il meccanismo di sicurezza. Non solo, l’infermiera mi porge un sacchetto consigliandomi di tenerlo a portata di mano, nel caso in cui abbia “problemi di stomaco” e non riesca a controllarli; in qualche modo cerca di tranquillizzarmi dicendomi che è un periodo particolarmente ventoso, in volo si balla parecchio, questa settimana è già capitato ad alcuni membri dell’equipaggio di averne bisogno, non è un problema!

Speriamo bene, siamo nella prima settimana di agosto, di un’estate 2021 alquanto bizzarra, con il nord Italia flagellato da temporali ed il centro-sud soffocato da una calura opprimente e devastato da enormi incendi alimentati dal forte vento. L’aeroporto dei Parchi è sede estiva di un elicottero Erickson S64 dei Vigili del Fuoco, macchina strepitosa per l’attività anti incendio boschivo, che nei giorni della mia permanenza sarà perennemente in volo.

La base elisoccorso.

Il servizio 118 Abruzzo Emergenza dispone di due basi elisoccorso, una a Pescara e l’altra a L’Aquila, entrambe diurne con operatività variabile a seconda della stagione. In estate il servizio è attivo dalle ore 7.30 alle 19.30, ora dell’ultimo decollo possibile. Poiché la base di Pescara è all’interno dell’aeroporto con piazzola illuminata il rientro può essere effettuato a qualsiasi ora della notte, mentre a L’Aquila ciò non è possibile ed il rientro in base è in funzione del crepuscolo basato sulle effemeridi locali.

Ciò non vuol dire che si rifiuta una richiesta di soccorso dell’ultimo minuto, anzi, la priorità è sempre il paziente e si fa il possibile per portare l’equipe medica sul posto e se possibile ospedalizzarlo. Nel caso in cui la missione si protraesse oltre il tramonto si rimane sul posto, oppure, se gli spazi lo consentono, si decolla in notturno e si va ad atterrare a Pescara, per poi rientrare in base il giorno successivo.

Ciò è possibile in quanto l’equipaggio è composto da due piloti qualificati per il volo notturno, oltre al tecnico verricellista, il medico, l’infermiere ed il tecnico di elisoccorso (appartenente al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico).

L’elicottero in servizio a L’Aquila è un Leonardo AW139, macchina capiente e performante, molto diffusa in ambito elisoccorso, fornita da Babcock Italia, così come l’equipaggio di condotta dell’aeromobile, cioè il pilota, copilota e tecnico verricellista. Babcock è il principale operatore in Italia dei servizi di elisoccorso, essendo gestore di oltre il 60% delle basi nazionali, con una flotta di 55 elicotteri su 41 basi operative.

La macchina è equipaggiata con tutti quegli strumenti sanitari utili a portare il soccorso sulla scena dell’emergenza, dove il paziente riceve le prime cure e viene stabilizzato per poi essere costantemente monitorato durante il volo verso l’ospedale più idoneo per la sua cura: monitor defibrillatore, aspiratore, ventilatore, pompa a siringa, impianto a ossigeno con due bombole da 5 litri, barella verricellabile, zaino medico, zaino infermiere, materassini, stecco bende, kit di arrampicata. Al bisogno, per trasferimenti su lunghe tratte di pazienti, è possibile imbarcare due ulteriori bombole ossigeno, mentre nel vano di coda trovano posto una barella spinale ed il massaggiatore automatico.

Il paziente barellato viene posizionato al centro della cabina su una slitta che ne facilita l’entrata e uscita dalla cabina stessa. Il medico e l’infermiere si posizionano ai lati del paziente, uno di fronte all’altro in modo tale da poter agire agevolmente su di esso su tutto il corpo ed avere tutti gli strumenti sanitari a portata di mano.
Il tecnico verricellista (HHO) siede di spalle al comandante, di fronte a lui il tecnico elicotterista (TE). In cabina rimane un posto libero, fra il HHO e l’infermiere, che è quello a me destinato se potrò andare in volo. Sì perché non è scontato che si possa prendere parte ad ogni missione, in quanto le condizioni meteo o la tipologia di soccorso potrebbero non consentirlo, decisione che verrà presa dal comandante.

Lo staff sanitario della base elisoccorso L’Aquila è costituito da dieci medici anestesisti-rianimatori ed altrettanti infermieri specializzati in area critica, che prestano servizio un giorno ogni dieci ed operano in coppie generalmente fisse.

Il CNSAS Abruzzo conta diciannove TE operativi che coprono i turni delle due basi Hems, pari a tre turni mese, equamente divisi fra le due basi in modo tale da mantenere lo skill su tutti i tipi di intervento, questo perché le due basi hanno tipologie di missione differenti, più orientate ad incidenti stradali e di campagna a Pescara, mentre a L’Aquila si fanno più verricelli e soccorsi complessi in montagna.

HEMS L’Aquila: statistiche anno 2019  (dati significativi ante covid)

NB: nelle stagioni estiva ed invernale si hanno i picchi giornalieri di soccorso dovuti al forte afflusso di turisti.

Missioni totali: 333  Primari:   248    Secondari: 85

Patologie principali:  Traumi: 151   Cardiaca: 62    Neurologica: 44   Respiratoria: 13     Altre: 63

Luoghi di intervento: Strada: 76    Domicilio: 44    Impianti sportivi: 21    Lavoro: 8    Montagna e SAR: 184

Montagne d’Abruzzo, splendide e selvagge

Là dove soffia il vento.

I massicci del Gran Sasso e della Maiella fungono da separazione delle aree di competenza delle due basi elisoccorso: il territorio ad est, fino al mare Adriatico, è coperto dalla base di Pescara, mentre il versante ovest e rispettivo territorio sono competenza della base Aquilana. In caso di necessità entrambe le macchine possono intervenire su tutto il territorio regionale, e capita di vederle intervenire contemporaneamente sui due versanti del Gran Sasso, montagna sulla quale sono numerosi gli interventi di soccorso.

Sto sistemando la mia attrezzatura fotografica in hangar quando giunge la prima chiamata odierna dalla Centrale Operativa di emergenza, che è ubicata presso l’ospedale dell’Aquila, che è anche l’ospedale di riferimento essendo attrezzato per trattare tutte le patologie, tranne cardio-chirurgia e chirurgia toracica.

A destinazione, la paziente verrà affidata all’ospedale

Il suono di una campanella è l’allarme per tutti i membri dell’equipaggio che accorrono prontamente verso l’elicottero. Gesti precisi e rapidi, ognuno al suo posto, casco, connessione radio, cinture di sicurezza; nel mentre l’HHO ha già fatto il check prevolo, ora il rotore è in moto, entra in cabina e dà un rapido sguardo di verifica a tutti noi. Il comandante chiede se siamo tutti a posto, ricevuto l’ok si decolla, sembra impossibile ma sono passati pochi minuti dalla chiamata e già le strutture dell’aeroporto svaniscono sotto di noi.

Mantengo un rigoroso silenzio, per non disturbare le comunicazioni dell’equipaggio, ma nel sentirle apprendo dove stiamo andando e per che tipo di missione, la quale ci porta a volare proprio su Campo Imperatore, un vasto altopiano che si estende nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso, per una lunghezza di 20 Km ed una larghezza variabile fra i 3 ed i 7 Km.

L’emergenza è per un motociclista infortunato, in località non ben precisata, seguiranno ulteriori informazioni che dovremmo ricevere nei dieci minuti necessari per coprire la tratta fra l’aeroporto, a quota 700 mls, e l’altopiano a quota 1800 mls, comunicazione che non avviene e la missione si trasforma in una ricerca e soccorso, un evento S.A.R. a tutti gli effetti che non è cosa di tutti i giorni.

Visitai Campo Imperatore alcuni anni fa, da turista, e rimasi affascinato dall’ambiente brullo e selvaggio, contornato da splendide montagne; ambiente che visto dall’elicottero appare ancora più desolato, ma nonostante ciò la ricerca del motociclista non è agevole. Volando a bassa quota, in lungo ed in largo sull’altopiano, sballottati continuamente dalle raffiche di vento già intenso, tutti i membri dell’equipaggio partecipano alla ricerca, ognuno dal proprio finestrino grazie all’ampia vetratura offerta dall’AW139.

Non avendo ulteriori informazioni dalla Centrale ispezioniamo le poche strade asfaltate ed i viottoli, ogni dove vi siano persone che talvolta, senza volerlo, creano confusione nello sbracciasi per salutare il nostro passaggio, cosa che può essere interpretata come una richiesta di aiuto. 

Nonostante sei paia di occhi al lavoro, che scrutano ogni angolo, occorrono circa venti minuti per localizzare la scena dell’incidente, non lontano dalle strutture ricettive dell’estremità nord di Campo Imperatore.
Atterrare sulla strada non è possibile, siamo ad agosto ed il traffico veicolare è intenso; sorvoliamo la zona ed i piloti decidono di scendere su un prato poco più in basso della strada.

Il medico, l’infermiere ed il TE lasciano l’elicottero, assistiti dall’HHO, e risalgono velocemente il pendio per raggiungere l’infortunato, mentre io, per sicurezza, devo attendere che il rotore sia fermo.

La motociclista riceve le prime cure, collare, bendaggio di spalla e braccio ma non è in grado di camminare. Le viene somministrato un antidolorifico dopo di che viene posizionata sulla barella e, con l’aiuto di personale del parco, trasportata all’elicottero, con estrema cautela a causa del pendio scosceso e del terreno sconnesso. Di sicuro la paziente non è in condizioni di godere dello spettacolo offerto dalla piana di Campo Imperatore con in primo piano il nostro AW139!

Il volo verso l’ospedale dell’Aquila è tranquillo, a parte il vento che comunque si attenua man mano che si scende di quota. Dieci minuti e consegniamo la paziente al personale dell’ospedale, per poi ridecollare verso la nostra base, una tratta di pochi minuti che mi consente di constatare dall’alto come siano ancora ben evidenti gli effetti del post terremoto del 6-aprile-2009.

L’AW139 offre ampio spazio e comodità, sia per l’accesso dall’esterno sia per la movimentazione interna

Terra, quella abruzzese, martoriata negli ultimi anni dal citato terremoto seguito dalle devastanti scosse del 2016 ad Amatrice e zone limitrofe, e non ultima la tragedia della valanga che travolse l’hotel Rigopiano nel gennaio 2017. In tutto ciò l’impegno della base elisoccorso, in prima linea ogni qualvolta vi sia una emergenza; presenza purtroppo segnata dalla tragica perdita dei cinque membri dell’equipaggio e del paziente a bordo dell’AW139 EC-KJT, per un incidente di volo il 24-gennaio 2017 nel corso di un soccorso invernale a Campo Felice. Consentitemi di dedicare il presente articolo allo loro memoria.

Alla mia osservazione che per fortuna non ho sofferto più di tanto la turbolenza, nonostante il volo prolungato, e che non oso pensare a quanto potesse essere intenso sul Corno Grande, la cima più alta del Gran Sasso a quota 2912, un pilota commenta: qui a L’Aquila, senza voler togliere nulla alle altre macchine utilizzate su altre basi, l’AW139 è l’unico elicottero in grado di rispondere efficacemente, offrendo potenza e stabilità, al mix di condizioni ambientali ricorrenti proprio sul Gran Sasso: quota, caldo, vento turbolento con continui cambi di direzione. Io stesso, abituato a volare sulle Alpi, ho sottovalutato le difficoltà della montagna abruzzese. Sulle Alpi i venti sono normalmente forti e tesi, lavori con quel vento e sai che la macchina in una certa posizione sarà stabile. Qui subisci l’influenza del mare, puoi avere 25 gradi di temperatura a 3000 metri di quota; le turbolenze sono imprevedibili, mi è capitato di fare  dei verricellamenti con percentuale di torsiometro molto più al limite di quelli che si fanno sulle Alpi.

L’AW139 ti da sicurezza e garanzia anche quando arrivi vicino ai limiti della macchina, missioni impensabili con altre macchine.

Sulla piazzola dell’ospedale principale a L’Aquila

In estate si vola oltre la media.

Nel primo pomeriggio arriva la seconda chiamata dalle Centrale: è un secondario ma urgentissimo, le condizioni della paziente sono critiche causa una emorragia cerebrale. Decolliamo con destinazione l’ospedale di Avezzano, sulla cui piazzola di atterraggio effettuiamo il rendez-vous con l’ambulanza. La sistemazione a bordo della paziente richiede qualche minuto, medico ed infermiera si muovono con gesti rapidi e precisi nel connettere le apparecchiature di bordo, nel ventilare la paziente e nel somministrarle dei farmaci.

Poiché al decollo il medico chiede ai piloti di mantenere la quota di volo più bassa possibile, a causa della patologia della paziente, facciamo una rotta leggermente diversa dall’andata, evitando le sommità della catena montuosa Sirente-Velino che si frappone fra noi e la nostra destinazione, ed in sedici minuti di volo atterriamo all’ospedale dell’Aquila.

La terza emergenza della giornata è ancora un secondario, destino vuole ancora verso l’ospedale di Avezzano ma questa volta con destinazione finale Roma.  Si tratta di una giovane paziente, minorenne, che ha tentato il suicidio avvelenandosi; data la situazione sarà accompagnata a bordo da un parente, quindi non vi è più posto per me.

Verricellata di addestramento/mantenimento a beneficio dell’infermiere.

Attendo in base il rientro dell’elicottero che avviene poco prima delle effemeridi, ben oltre le fatidiche ore 19.30, termine ufficiale del servizio. Ringraziare e salutare l’equipaggio è doveroso ed è un piacere, sono stati collaborativi e pazienti nel mettermi a mio agio, tanto che mi è sembrato di essere parte dell’equipaggio stesso.


E’ stata una giornata intensa, emotivamente coinvolgente, come sempre accade lavorando con i servizi di elisoccorso; ogni missione è una esperienza a se stante, una storia umana e professionale irripetibile, ed ognuna di esse rafforza la convinzione di quanto sia importante disporre di un servizio di elisoccorso allo stato dell’arte. Servizio che, fortunatamente per noi cittadini italiani, è disponibile qui in Abruzzo come in quasi tutte le regioni d’Italia.

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