GLI SCOIATTOLI VOLANTI DI TRENTO

Il lavoro aereo da un punto di vista singolare.

Se dico “Nucleo Elicotteri del Corpo permanente dei Vigili del Fuoco di Trento” a cosa pensate?
Presumo che il pensiero di gran parte di voi vada al celebre servizio di elisoccorso; non per nulla ad esso ho dedicato in passato alcuni articoli, nonché il primo ampio capitolo del mio ultimo libro, consacrato alle attività di elisoccorso in Italia, intitolato Soccorso Verticale.
(ndr: per informazioni consulta su questo sito la pagina Libri)

D’altro canto tre dei cinque elicotteri in forza al Nucleo sono dedicati all’HEMS così come circa l’85% delle oltre 3500 missioni volate annualmente. Quel rimanente 15% rappresenta comunque una attività importante, forse meno appariscente ma in ogni caso di enorme utilità pubblica, vale a dire il lavoro aereo; a fronte della suddetta considerazione, e del fatto che il Nucleo utilizza due nuovi elicotteri ad esso dedicati, è nata l’idea di documentare la preziosa opera che si sviluppa in molteplici tipologie di intervento.

La componente Elisoccorso del Nucleo: a sinistra il Leonardo AW139, a destra uno dei due Airbus H145 – Al centro la copertina del libro Soccorso Verticale che tratta il servizio di elisoccorso in Italia, basi di Trento Brescia Cuneo Foggia Salerno Caltanissetta.

Cosa si intende per lavoro aereo al Nucleo.
Mattia, un pilota, spiega: il Nucleo è titolare di certificato di operatore aereo rilasciato dal Ministero dei Trasporti e da Enac, quindi è allo stesso livello normativo di qualsiasi altro operatore civile; però, in virtù del fatto di essere un Ente pubblico, il lavoro aereo da noi effettuato è svolto solo per l’interesse pubblico, a beneficiarne sono quindi i Servizi della Provincia: ad esempio, per citarne alcuni, il dipartimento di igiene pubblica piuttosto che il servizio geologico, la manutenzione stradale così come la rete di radio comunicazione, il servizio forestale ed i Comuni; vi sono poi accordi per supportare altri Enti di utilità pubblica, quali ad esempio i Parchi e la rete di rifugi alpini.
Chi si avvale del lavoro aereo in ambito civile sa bene come il fattore tempo sia un imperativo; un detto popolare recita che il tempo è denaro, un assunto che è tanto più valido quando entra in gioco l’utilizzo dell’elicottero, macchina straordinariamente flessibile ed efficace ma che ha un costo elevato, quantificato a minuto di volo. Si pone quindi molta attenzione nel non sprecare tempo prezioso poiché il cliente deve essere soddisfatto sia dal punto di vista del servizio che da quello economico.

Rifornimento di Carè Alto – Airbus Helicopters H125 AS350B3e I-CRLT con sullo sfondo l’AW139 I-TNDD

Il Nucleo Elicotteri del Corpo permanente dei Vigili del Fuoco di Trento espleta il lavoro aereo con lo stesso criterio utilizzato nel settore civile, operando però senza fini di profitto: pianificazione e programmazione puntigliose e dettagliate consentono di svolgere le attività in modo sicuro, rapido e preciso, con un occhio attento al contenimento dei costi, soddisfacendo le attività concordate con i vari Servizi ed Enti provinciali.
Oltre a ciò, e non di rado, alle attività pianificate si sommano le emergenze, eventi non prevedibili ai quali occorre far fronte rapidamente e che possono essere ad esempio le frane, gli incendi boschivi, inondazioni, ponti radio non funzionanti, il recupero di animali vivi o morti per i quali sussiste anche motivo di igiene pubblica.
A margine di tutto ciò occorre specificare che la fattibilità del lavoro aereo in montagna, in Trentino come in qualsiasi altro luogo, dipende dalle condizione meteorologiche, che ne possono influenzare pesantemente lo svolgimento. Non è raro dover adattare “al volo” il programma nel corso della giornata, come vedremo in seguito.

Veduta d’insieme del Nucleo Elicotteri del Corpo permanente dei Vigili del Fuoco di Trento

Equipaggi ed elicotteri.
Nel maggio 2024 il Nucleo ha introdotto in servizio due nuovi Airbus H125 AS350B3e, denominato Ecureuil che tradotto in italiano significa Scoiattolo, l’ultima versione del ben noto elicottero che è forse il più utilizzato al mondo per il lavoro aereo, in sostituzione di altrettante macchine dello stesso modello ma di versioni ormai datate, una delle quali con 20 anni di servizio.
L’appariscente livrea dei due nuovi arrivati reca il profilo delle montagne, ambiente tipicamente trentino nel quale opera il Nucleo, così come le marche, I-CRLT e I-MRML, evocano i nomi di due montagne del territorio, rispettivamente il Carè Alto e la Marmolada, e sono ottenute utilizzando le sole consonanti dei nomi.

I due H125 Ecureuil in forza al Nucleo, visti in hangar e sul piazzale della base

Rispetto ai modelli precedenti le macchine incorporano motori più potenti, avionica digitale, due computer principali più un terzo di backup per la gestione dei motori, doppio impianto idraulico; ma ciò che li distingue dalla maggior parte degli elicotteri dello stesso tipo in servizio sono gli optional voluti dal Nucleo proprio in funzione del lavoro aereo e delle attività di protezione civile: il FastFin System ed il Maximum Pilot View Kit.
Visivamente entrambi modificano in modo discreto le linee pulite dell’elicottero ma apportano grandi benefici in termini di prestazioni, pilotaggio e gestione del carico; inoltre è ben visibile una copertura del trave di coda che funge da protezione termica supplementare, necessaria a causa delle alte temperature dello scarico del motore.

Il FastFin System è una appendice aerodinamica, un ampio rigonfiamento che va riducendosi dalla cabina verso la coda, applicata sul lato sinistro del trave di coda e che rende la coda stessa asimmetrica; l’effetto che genera è simile a quello di un profilo alare, il flusso d’aria del rotore subisce una accelerazione, mentre dal lato opposto vi è un riduttore che rallenta il flusso; tutto ciò si traduce in una depressione sul lato sinistro che aiuta la spinta anticoppia del rotore di coda. Ciò significa maggiore autorità del rotore di coda, il che si traduce in migliori performance potendo ad esempio operare a quote più elevate a parità di peso, oppure un peso più elevato a parità di quota.

Sinistra: dettaglio del FastFin System, appendice aerodinamica sul trave di coda. Destra: il Maximum Pilot View.

Il Maximum Pilot View è una alternativa all’utilizzo degli specchi, da parte del pilota, quando si lavora con carichi appesi al gancio; il concetto è di consentire al pilota di avere una visione diretta del carico, molto più istintiva e chiara di quella riflessa dagli specchi che risulta essere ribaltata. Visione che si ottiene tramite la modifica della porta e della porzione di pavimento a fianco del pilota; la porta è un’unica grande bolla trasparente, il pavimento risulta ingrandito, seguendo il profilo bombato della porta, ed è anch’esso trasparente.
Matteo, un pilota, spiega: La visione diretta consente di avere più istintività nel correggere gli spostamenti del carico e vedere meglio la zona di lavoro, il che si traduce in maggiore precisione, sicurezza e situational awareness. Per l’utilizzo occorre pratica, tanto più se si è abituati a lavorare con gli specchi, di fatto vi sono piloti che preferiscono lavorare con un sistema piuttosto che l’altro; il Nucleo ha scelto di mantenere su entrambi gli elicotteri sia il Max View che gli specchi.
Lavorare con la vetratura vuol dire assumere una postura scomoda, collo piegato di lato e verso il basso, ed inoltre si perde la visione anteriore e laterale mentre si osserva il carico; lavorando con gli specchi è possibile utilizzare tiri di corda corti, ad esempio 15 metri, mentre con la vetratura occorrono almeno 30 metri per poter vedere sempre il carico, ma la visione diretta ne facilita la gestione.
Una curiosità a margine: normalmente il gancio è posizionato in senso longitudinale, su questi elicotteri è in senso trasversale.

Personale di volo, da sinistra: pilota – tecnico certified staff – coadiutore task specialist

Il personale di volo in forza al Nucleo esprime una notevole flessibilità operativa, alternandosi tanto nel lavoro aereo come nell’elisoccorso con i tre differenti modelli di elicotteri; questo vale tanto per i piloti come per i tecnici “certified staff”, qualificati per operare sia come manutentori che come operatori di bordo/verricellisti; inoltre un ruolo importante lo giocano i “task specialist”, o coadiutori, i quali non possono eseguire attività di manutenzione bensì forniscono l’assistenza a terra nel gestire imbarchi e sbarchi di personale, i carichi da trasportare, il rifornimento di carburante seguendo l’attività giornaliera con la piccola autobotte. Nel lavoro aereo, quando si effettuano trasporti al gancio, si vola con due coadiutori che vengono posizionati uno al carico e l’altro allo scarico dei materiali.

In volo con gli scoiattoli.
Ora che abbiamo una visione chiara degli equipaggi, degli elicotteri e delle tipologie di missioni siamo pronti per comprendere al meglio l’attività partecipando ad un paio di giornate operative con Carè Alto e Marmolada, i due scoiattoli volanti del Nucleo.
Al mio arrivo in base, nel tardo pomeriggio, l’attività pianificata della giornata è terminata, come da programma, ma ciò mi consente di prendere contatto con il personale, in buona parte già conosciuto e che mi riserva una calorosa accoglienza, nonché di andare alla scoperta dei nuovi elicotteri.

Questa fase conoscitiva viene interrotta da una emergenza: oggi, 28 luglio 2025, dalla Cima Falkner nel Brenta si sono verificati dei crolli di roccia imponenti e create situazioni molto pericolose di massi e pilastri instabili. I Sindaci dei Comuni interessati, in accordo con il Dipartimento Protezione Civile e con i Servizi ed Enti provinciali interessati, hanno emanato ordinanze per la chiusura immediata dei sentieri e delle vie alpinistiche della zona. Una delle azioni da intraprendere urgentemente per rendere operative le ordinanze è andare a posizionare i cartelli di divieto presso di sentieri e rifugi, compito che, data l’ora tarda e l’urgenza, viene demandato al Nucleo.

Il tecnico del CNSAS mostra le ordinanze da affiggere lungo i sentieri, segue l’atterraggio nei pressi del rifugio Tuckett e Sella, quota 2272mt slm

Mentre Marmolada viene trainato sul piazzale riceviamo un pacco di ordinanze stampate e plastificate in modo tale da poter essere appese alle paline segnavia dei sentieri; pilota, tecnico ed io decolliamo in direzione Dolomiti di Brenta per andare in primo luogo ad atterrare presso un paesino dove sale a bordo un tecnico del CNSAS, Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, il quale provvederà al posizionamento delle ordinanze venendo sbarcato di volta in volta nei pressi dei sentieri e dei rifugi. Inanelliamo quindi una serie di decolli e atterraggi che ci portano a volare attorno alla Cima Falkner senza mai riuscire a vederla, piove e la copertura nuvolosa è bassa.

Volo con dei professionisti, nonchè profondi conoscitori della zona e della montagna più in generale, quindi non ho nessun tipo di apprensione, ma la mia domanda nasce spontanea: all’andata abbiamo scavallato la dorsale con una visibilità degradata ma ancora accettabile, ora il meteo è peggiorato, siamo sicuri di poter tornare alla base? Marco, il pilota, risponde che “possibilmente non ci si mette in condizioni di dover lasciare l’elicottero sul posto, e tanto meno che mai in condizioni di volo pericoloso; una via per tornare la troviamo, teniamo sempre sotto controllo la situazione ed il variare del meteo, in ogni caso consideriamo sempre di avere una alternativa alla rotta desiderata.”

A tu per tu con le pareti delle Dolomiti di Brenta; è apprezzabile l’ampia visione offerta dalla vetratura a bolla delle porta lato pilota

Le imponenti pareti dolomitiche sfilano veloci ai nostri lati, uno spettacolo mozzafiato nonostante la pioggia, per poi atterrare nei pressi del Rifugio Tuckett e Sella, sovrastato da cime aguzze e torrioni massicci, per poi saltare al Rifugio Graffer, Rifugio Stoppani e via via i sentieri.
Il nostro scoiattolo si destreggia egregiamente e sulla via del ritorno troviamo un passaggio scavallando un colle compresso fra due eleganti pilastri che si stagliano maestosi e un po’ minacciosi sopra di noi; il passaggio mi sembra stretto, la sensazione è quella di infilarmi in un imbuto, superato il quale la maestosità della vallata che si apre ai nostri occhi toglie il respiro.
Questa prima attività, inaspettata, vale da sola il viaggio fino a Trento; chissà cosa mi aspetta domani!

La mattina successiva mi si pone la possibilità di scegliere fra due opportunità: aggregarmi all’equipaggio di Carè Alto per documentare l’attività dei geologi presso la Cima Falkner oppure imbarcarmi con Marmolada per seguire il controllo della potabilità dell’acqua dei rifugi ed altri lavori. La prima scelta potrebbe voler dire rimanere tutto il giorno nello stesso posto, quindi opto per la seconda, l’idea di saltare da un rifugio all’altro con il nostro scoiattolo mi alletta alquanto.
Decollo e prima sosta a Carisolo, piazzola dove si è già posizionato il coadiutore con il furgone per il rifornimento; da qui Marmolada effettua due rotazioni con personale del Parco Adamello Brenta che deve essere posizionato in quota per effettuare manutenzione ai sentieri; io non posso imbarcarmi poiché non vi sono posti liberi, ma l’attesa scorre veloce fotografando l’arrivo di Carè Alto, il quale ha già effettuato numerose rotazioni alla Cima Falkner ed ora è sceso a questa piazzola per fare rifornimento, cosa che farà anche Marmolada al successivo rientro.

I due Airbus H125 Ecureuil (Scoiattolo) in piazzola a Carisolo, con il furgono per il rifornimento e personale dell’Ente Parco in attesa per l’imbarco

A tal proposito è da notare che si vola con un carico parziale di carburante e si fanno rabbocchi durante la giornata, ciò consente di alleggerire il peso dell’elicottero ed aumentare il carico pagante; ne beneficia anche la sicurezza per il volo in montagna le cui altitudini e condizioni dell’aria penalizzano le prestazioni di qualsiasi elicottero.
Ora tocca a me e Fabrizio, il tecnico per il controllo delle acque, imbarcarci; decolliamo praticamente in contemporanea con l’Ecureuil gemello, fatto che mi consente qualche rapido scatto aria-aria di I-CRLT, seppure a distanza e per fortuna ho con me lo zoom 100-500.
Prima destinazione, manco a dirlo, il Rifugio Carè Alto a quota 2459m nel gruppo dell’Adamello, dove Fabrizio effettua il prelievo delle acque e ne discute con il gestore del rifugio, quindi il tempo per un caffè e via in volo verso il rifugio Stavel Denza, quota 2298, ai piedi della morena del ghiacciaio della Presanella.

In primo piano Carè Alto con sullo sfondo il ghiacciaio dell’Adamello – Atterrati presso il Rifugio Carè Alto, in splendida posizione dominante sulla valle e con in primo piano i resti di un cannone della Prima Guerra Mondiale

Un volo breve ma emotivamente intenso, Marco e Daniel, pilota e tecnico, sono bravi nel guidare il mio sguardo sul gruppo dell’Adamello e del suo ghiacciaio, il più grande d’Italia, per poi osservare la Cima Giovanni Paolo II e l’imponente croce in granito posta a suo ricordo (già Cresta Croce m.3078), nonché il cannone della Prima Guerra mondiale, conosciuto anche come l’ippopotamo, rimasto in postazione ed assurto a monumento nazionale. Segue il Gruppo della Presanella ed in particolare lo spettacolo, devo dire triste se non angosciante, di ciò che rimane del ghiacciaio della Presena, coperto con teli nel tentativo di preservarlo il più a lungo possibile; l’agonia di un gigante.

Sinistra: il ghiaccio dell’Adamello con in primo piano (in basso a sinistra) la croce in granito che si staglia contro al poca neve rimasta in cresta alla Cima Giovanni Paolo II. Destra: ghiacciaio della Presena, o meglio ciò che ne rimane coperto con teli.

Atterriamo ai piedi del terrazzo sul quale sorge il Rifugio Denza, un colpo d’occhio spettacolare sulla valle con in primo piano il nostro scoiattolo; seguo il rito del prelievo delle acque, ed a tal proposito Fabrizio distrugge una mia convinzione: sono un assiduo frequentatore della montagna ed ho sempre pensato, così mi è sempre stato detto fin da piccino, che se non puoi bere l’acqua in alta montagna non la puoi bere da nessuna parte. Pare che non sia proprio così, Fabrizio asserisce che le acque superficiali non si devono bere neanche in quota poiché ormai siamo abituati all’acqua potabile, trattata, e non abbiamo gli anticorpi necessari.
Se lo dice lui è doveroso credergli; Fabrizio spiega la sua attività odierna: “Lavoro per il Dipartimento prevenzione, la cui unità operativa di igiene pubblica degli alimenti e nutrizione include il gruppo che segue le acque potabili e quindi anche della potabilità dell’acqua dei rifugi. Poichè il rifugio ha un impianto di potabilizzazione prelevo un campione a monte per verificare se l’acqua è idonea ad essere potabilizzata. L’analisi batteriologica verrà fatta dal nostro laboratorio medico-microbiologico mentre il laboratorio chimico della Provincia farà la sua competenza.”

La splendida collocazione del Rifugio Stavel Francesco Denza, quota 2298, con la piazzola per l’elicottero ai suoi piedi – Fabrizio impegnato nel controllo dell’acqua ed il nostro Scoiattolo, con sullo sfondo la Val di Sole

Il volo successivo ci porta al Lago Serodoli, quota 2370, bacino che fornisce acqua ad alcuni villaggi a valle, dove dobbiamo attendere che alcuni escursionisti si spostino prima di posare i pattini a terra; il terreno è tormentato ed il tecnico verifica l’idoneità del luogo prescelto per la discesa sporgendosi a porta aperta fino a che non siamo stabili sul suolo; devo dire che è un modus operandi adottato ad ogni atterraggio e decollo, ne va della sicurezza nostra, dell’elicottero e delle persone a terra. Per la cronaca la superficie dell’acqua è più calda dell’aria, 10,9°C contro 10,5°C.

Quindi segue il volo al Rifugio Pedrotti, dove scende solo Fabrizio e noi attendiamo in volo perché è bene lasciare la piazzola libera in quanto alcuni elicotteri stanno facendo la spola nel trasportare materiale edile in quota per la manutenzione del rifugio. Il salto successivo ci porta al Rifugio Maria e Alberto ai Brentei dove, poiché si è fatto tardi, oltre al canonico controllo acque sostiamo anche per ristorarci usufruendo della impareggiabile ospitalità dei gestori, uno dei quali accompagna Fabrizio alla presa dell’acqua, prima con un volo di avvicinamento e poi procedendo in cordata in quanto il luogo è impervio.
Segue il ritorno alla piazzola di Carisolo, dove Marmolada rifornisce di carburante per le prossime rotazioni alle quali non posso prendere parte perché non ci sono posti disponibili a bordo, quindi torno in base via terra, con il coadiutore ed il suo furgone.

Un pò di goliardia al Rifugio Stavel: i boccali sono da birra ma la bevanda è assolutamente analcolica come fanno notare Marco e Daniel!
Atterraggio al Rifugio Maria e Alberto ai Brentei, quota 2182, al centro delle Dolomiti di Brenta

Al Nucleo c’è movimento attorno a Carè Alto, qualche cosa bolle in pentola: pilota, tecnico e due vigili del fuoco sono indaffarati nel predisporre tiri di corda e reti. Mi dicono che è appena arrivata la richiesta di rimuovere un cavallo caduto in un canalone, quindi ci si appresta per l’operazione e se lo desidero posso aggregarmi a loro; come dire di no?
Una dozzina di minuti di volo e atterriamo nei pressi della Malga Tuena dove i gestori (offrono anche servizio di agriturismo) ci dicono che il cavallo è deceduto. Si ipotizza di recuperarlo e depositarlo presso la malga, ma il gestore è preoccupato e si agita, non sa come gestire il peso e l’ingombro dell’animale, non ha i mezzi per movimentarlo; Hannes, il pilota, interviene e taglia la testa al toro (si fa per dire, un animale morto basta e avanza) dicendo che siamo qui per aiutare e non per creare problemi, quindi porteremo il cavallo a valle in un punto concordato in zona Lago di Tovel.
In realtà non vedrò nulla dell’operazione, a bordo non può esserci nessuno durante il sollevamento ed il trasporto al gancio, inoltre il luogo è troppo impervio e sarei solo d’impaccio nelle operazioni.

Decollo dal Nucleo – Atterrati presso la Malga Tuena nelle Dolomiti di Brenta nella Val di Non

Per il giorno successivo l’appuntamento è per le ore 7.00 del mattino, briefing del pilota e tecnici, analisi dei lavori, tempistiche, condizioni meteo, equipaggiamenti da portare al seguito, ecc.
Decollo previsto per le ore 7.30 in punto è così sarà; non che lo abbia prescritto il medico di essere così precisi, e qui al Nucleo i medici non mancano di sicuro visto il servizio di elisoccorso, ma la giornata di lavoro sarà lunga, le attività molte e già ci sono persone che ci attendono al primo rendez vouz per essere trasportate in quota, quindi la puntualità è cosa apprezzata.
Oggi sarà un mix di attività al gancio e trasporto personale ed equipaggiamenti, inframmezzati dai rifornimenti carburante e con l’aggiunta di nuovi lavori richiesti nel corso della giornata; in pratica si tratta di montare e smontare i pezzi di un puzzle per ottimizzare il lavoro. Dal punto di vista fotografico i lunghi tiri di corda utilizzati, minimo 30 metri, non sono l’ideale per una buona composizione fotografica, ma è interessante seguire le dinamiche del lavoro.

Varie tipologie di carichi trasportati al gancio

Mi sorprende come Michele, il pilota, abbia tutto il lavoro chiaro in mente, chi e cosa, quando e dove effettuare i trasporti; così come è sorprendente la rapidità di esecuzione, coadiuvato dai tecnici che provvedono a verificare come sono stati preparati i carichi, i loro pesi, alla sicurezza sulle zone di operazione, non mancando di trovare il modo di dare persino una mano ai destinatari nel sistemare il materiale fra una rotazione e l’altra.
Lavoriamo prima nella zona delle Dolomiti di Brenta per poi passare più a nord nell’area del Gruppo Ortles-Cevedale; tutto sommato pochi chilometri di distanza ma un cambio netto della tipologia di montagna e di rocce, un geologo saprebbe spiegarmi il perché; sorvoliamo anche la Cima Falkner, oggetto dei recenti distacchi di roccia, ed oggi posso finalmente osservarla chiaramente: le fratture sono vistose, volendo esagerare la sensazione è di un carciofo aperto.

In sosta nei pressi del Rifugio Cevedale Guido Larcher nel Gruppo Ortles Cevedale, quota 2607. Ben otto dei dieci rifugi citati nell’articolo appartengono alla rete di rifugi della SAT – Società Alpinisti Tridentini

Tecnico e coadiutore al lavoro nel gestire i carichi per l’Ecureuil

Ogni dove si è accolti con rispetto e calore, il che fa capire quanto sia importante questo servizio per la comunità, tanto più in alta montagna dove le condizioni di vita sono certamente più difficoltose che altrove.
Sempre in funzione di un servizio a Enti pubblici trasportiamo in quota di tutto, da piccoli escavatori al legname, personale del Parco e materiale per i sentieri; talvolta si approfitta delle tratte di ritorno per portare a valle i rifiuti dei rifugi, dei quali ne tocchiamo tre nella zona del Cevedale, iniziando dal Vioz Mantova, il più alto delle Alpi Orientali, approfittando di una apertura delle condizioni meteo, sì perché nel frattempo la nuvolosità è cambiata ed in quota il cielo si sta chiudendo. Il salto successivo è in discesa al Rifugio Larcher, quota 2608, dove atterriamo al centro di un anfiteatro spettacolare, per poi perdere ulteriormente quota raggiungendo il Rifugio Dorigoni, quota 2436.
A ricordarci quanto la montagna sia un ambiente complesso e faticoso, ed apprezzando ancor di più l’utilità dell’elicottero, un cartello segnaletico dei sentieri ci dice che da rifugio a rifugio occorrono sei ore di cammino, quando noi abbiamo impiegato una manciata di minuti.
Al rifugio, Cecilia ed il suo staff ci deliziano con una accoglienza calorosa, in stile alpino già dal loro abbigliamento tradizionale, ed un ristoro che nulla ha da invidiare ai migliori ristoranti stellati.

Operazioni al Rifugio Vioz Mantova, ubicato nel Gruppo Ortles Cevedale in alta Val di Peio, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, quota 3535. L’immagine ripresa da bordo consente di osservare la sagoma ingrandita del pavimento vetrato dell’Ecureuil e della porta bombata, e con essi l’ampia visibilità offerta al pilota.

Ci attendono alcune altre rotazioni in diversi luoghi e dobbiamo anche rifiutare un nuovo trasporto in alta quota poiché la situazione meteo non lo consente, è anche iniziato a piovere. Non rimane che rientrare alla base e nel farlo Michele osserva che vorrebbe scendere più velocemente, tutto tempo perso dice lui, quando io in quello stesso momento devo deglutire più volte per compensare la pressione poiché ho dolore alle orecchie!
Mentre atterriamo giunge la richiesta per il probabile recupero di alcune pecore, tutto ancora da definire; io devo accomiatarmi, il viaggio di rientro è lungo, ma ho ancora tempo di apprezzare una ennesima chicca della giornata: un gruppo di ragazzi partecipanti ad un campo scuola alpini è in visita al Nucleo, seduti di fronte a Marmolada ascoltano con attenzione un pilota e lo subissano di domande; chissà, forse fra di loro si cela qualche futuro membro d’equipaggio.

Nelle immagini a sinistra l’atterraggio presso il Rifugio Dorigoni, a quota 2436 e di proprietà della SAT, in Val di Rabbi – Alta Val Saent nel Parco Nazionale dello Stelvio / Gruppo dell’Ortles-Cevedale

Conclusione
Solo ora, scrivendo l’articolo ed elaborando le fotografie, metabolizzo pienamente quanto ho vissuto nell’arco di 48 ore con il Nucleo: mi sono imbarcato 19 volte, passando dalla quota minima dei 200m dell’aeroporto alla massima dei 3535 del Rifugio Mantova al Vioz con nel mezzo una quantità di luoghi e situazioni spettacolari, indossando una semplice t-shirt nel caldo afoso di Trento per passare a maglia e giacca per sopportare i pochi gradi dell’alta quota, raggiungendo dieci rifugi, conoscendo persone concrete con le quali entri subito in sintonia, e non ultimo godendo non solo del paesaggio ma anche dell’ospitalità e del buon cibo.
Devo ammetterlo, sono un privilegiato, avere la possibilità di vivere e godere di tanta bellezza è cosa per pochi, neanche pagando sarebbe possibile; un grazie di cuore a tutto il personale del Nucleo che, come sempre, è capace di offrire con estrema semplicità così tante piacevoli gocce di vita, sì perché ogni volo è un momento indimenticabile che non si scorda più.

Se vuoi saperne di più sul Nucleo Elicotteri del Corpo permanente dei Vigili del Fuoco di Trento, e sul servizio di elisoccorso in Italia, il libro SOCCORSO VERTICALE è ciò che fa per te.
Visita la pagina libri in questo sito web e scrivimi a info@operazionivolo.com

Sono inoltre disponibili i seguenti libri:
SALVANDO VITE – L’Aeronautica Militare ed il Soccorso Aereo
ELICOTTERI AL LAVORO – Dieci lavori aerei con elicotteri

SEGUE GALLERIA FOTOGRAFICA DELL’ATTIVITA’ AL NUCLEO

Ragazzi del Campo Scuola Alpini Costasavina ascoltano un pilota che illustra il Nucleo – Imbarco personale presso una malga – in volo nei pressi del Rifugio Doss dei Cembri in Val di Peio.

Guidato dal tecnico per un imbarco in sicurezza: Stai accovacciato e fermo – OK puoi venire

Al Rifugio Vioz Mantova la quota si fa sentire sia per il freddo che per la respirazione nel camminare velocemente per cercare la posizione giusta per lo scatto fotografico

Anche gli escavatori volano !! Carichi dal peso importante, che se dovesse eccedere il massimo consentito dovrebbero essere smontati in pezzi

In volo sul Trentino lo spettacolo non manca, neanche con il meteo parzialmente perturbato – All’interno del Rifugio Carè Alto un momento di confronto fra il gestore e Fabrizio a riguardo il prelievo acque appena effettuato.

Pronti per un nuovo decollo e sosta al Lago Serodoli per il prelievo acqua

Il paesaggio dalla vetratura dell’ufficio cambia continuamente ed è sempre spettacolare

I due Ecureuil in piazzola a Carisolo

A sinistra quasi pronti al decollo dal Rifugio Stavel Francesco Denza – A destra nei pressi del Rifugio Cevedale Guido Larcher